Sensori di parcheggio: cosa sono, come funzionano e perché si guastano

2022-10-22 21:09:41 By : Ms. Jinshi Tian

I sensori di parcheggio sono sicuramente stati i primi sistemi di assistenza alla guida, i precursori degli Adas. Al loro “Bip Bip” ci siamo abituati da anni e ci aiutano a parcheggiare al filo ma senza il tocco. In pratica se parcheggiamo distrattamente ci impediscono di dare una botta. Il funzionamento dei sensori di parcheggio è abbastanza semplice. Avete mai visto un film di guerra tra sommergibili: la battaglia avviene attraverso il sonar: un impulso sonoro lanciato verso la direzione della navigazione o del presunto bersaglio e si analizza la propagazione del suono nell’acqua.

Il principio del sonar funziona anche nell’aria e i sistemi di parcheggio delle auto usano proprio questo principio. Quello del sonar attivo per essere precisi che funziona un po’ come un radar e permette la localizzazione degli ostacoli presenti nel raggio di propagazione dell’impulso sonoro tramite la rivelazione degli echi relativi. I rilevatori posti sui due paraurti o solo sul paraurti posteriore se funziona solo per la parte esposta agli urti in retromarcia (dispositivi più economici). I sensori possono essere quattro, ma alcuni sistemi aftermarket possono prevederne anche solo due. I sensori emettono onde sonore a ultrasuoni di cui poi vengono captate le onde riflesse dagli ostacoli vicini alla vettura.

Come nel radar il sistema di parcheggio misura il tempo che passa tra il lancio dell’impulso acustico e il ritorno dell’onda riflessa per calcolare con precisione la distanza dell’ostacolo. In abitacolo noi sentiamo il “Bip Bip” molto distanziato quando l’ostacolo è lontano e la frequenza aumenta sino a diventare un suono costante all’avvicinarsi dell’ostacolo. Lo stesso avviene in presenza dei rilevatori frontali. Oggi il tutto si è evoluto e molto spesso sullo schermo touch dell’auto quando il sistema di attiva appare una infografica che mostra la distanza dall’ostacolo e aiuta il guidatore a non fare danni.

Una ulteriore evoluzione arriva dai sistemi automatici di parcheggio che usano i sensori per verificare lo spazio disponibile al parcheggio: se questo è nel range il guidatore può premere un pulsante e affidare la manovra al sistema di guida che ruota il volante e sposta l’auto fino a completare il parcheggio. Oggi l’evoluzione è continua. Sensori simili a quelli di parcheggio vengono situati dentro i passaruote per capire se l’auto viaggia sul bagnato e quanta acqua ci sia sull’asfalto per adeguare i vari sistemi di ausilio al parcheggio. Insomma l’evoluzione è costante.

L’unità di controllo elettronico potrebbe essere affetta da Glitch che non permette di analizzare i dati degli impulsi oppure si è semplicemente danneggiato il cablaggio dalla centralina ai sensori oppure per un vero e proprio danno meccanico al sensore stesso come la rottura della membrana (sorgente sonora) oppure per infiltrazioni di acqua. Gli interventi per riparare i sensori di parcheggio di solito non sono costosi e sono rapidi da effettuare.

Infine, ricordiamo che i sensori di parcheggio possono essere verniciati in tinta con la carrozzeria senza che perdano la loro efficienza.

a cura di Renato Dainotto

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